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Organizzazione

E Mezzi di Trasporto

Giancarlo Ligabue

Archeologo, Presidente del Centro Studi Ricerche Ligabue

 
1. Biga con personaggio di rango trainata da un equide, forse un onagro. Mesopotamia, dinastie arcaiche, ca 2600 a.C. (Collezione privata, Parigi); ibid., pg 22.
1. Biga con personaggio di rango trainata da un equide, forse un onagro. Mesopotamia, dinastie arcaiche, ca 2600 a.C. (Collezione privata, Parigi); ibid., pg 22.

Lo studie della diffusione dell'ossidiana anatolica ha dimostrato che nel vicino Oriente Antico, durante l'epoca neolitica, si commerciava a piedi su territori abbastanza estesi, quanto meno fino alla Mesopotamia meridionale e che, a partire dal V mill. a.C., si cominciarono ad utilizzare i corsi d'acqua interni usando zattere e galleggianti.

Il trasporto via terra venne attivato solo in un secondo tempo con l'addomesticamento degli animali da soma (asini) o da traino (quasi esclusivamente bovidi) che, come vedremo, si sviluppava a media distanza lungo percorsi che rimbalzavano di oasi in oasi.

In Mesopotamia solo i prodotti rari o i preziosi erano trasportati sulle lunghe distanze, perchè il guadagno che se ne ricavava giustificava gli elevati costi di trasporto su cui incedevano pesantemente le soste nei caravanserragli e l'imposizione di una lunga serie di gabelle.

Per quanto conosciamo, prima dell'epoca  accadica non avvenivano scambi commerciali di particolare rilievo. In genere si movimentavano piccoli quantitativi di merce impiegando dei trasportatori:"liberi" al soldo di uno o più mercanti che, come sappiamo. potevano essere "independenti" o al servizio di una comunità cittadina; meglio: di un tempio.

Solo il commercio dei prodotti agricoli necessitava di una organizzazione più capillare che prevedeva l'impiego di mezzi da trasporto "pesanti", come i carri. Ma per brevi tragitti, ossia fino al corso d'aqua più vicino. In seguito, con l'accumulo di ricchezza ottenuta attraverso il surplus agricolo e la produzione laniera, si cercò di raggiungere le regioni del NE, in particolare quelle del Badakhshan e del Pakistan, da cui provenivano il rame e il piombo di qualità ma, soprattutto, le ambite collane in turchese e lapislazzuli.

Non esistendo delle vie idriche utili per spingersi agevolmente in queste favoleggiate regioni, per diverso tempo gli scambi vennero delegati ai nomadi delle oasi. Un quadro su cui concordano tutti gli studiosi: da Gordon Childe (1942) ai più recenti studi di Besenval e Francfort (1990).

2. Collana in lapislazzuli (v. Scheda a pag. 206) e frammenti dello stesso minerale rinvenuto in quantità massicce nei laboratori artigianali di Ebla; ibid., pg 24.
2. Collana in lapislazzuli (v. Scheda a pag. 206) e frammenti dello stesso minerale rinvenuto in quantità massicce nei laboratori artigianali di Ebla; ibid., pg 24.

Osservava già Gordon Childe che: "il personale occupato in questo traffico doveva esser stato reclutato fra tribù nomadi dedite soprattutto alla pastorizia nelle oasi" ma, in linea con i tempi e con il proprio credo politico, aggiungeva che "dovevano essere dei Semiti, che in più tardi tempi storici si distinsero ovunque come commercianti" (GORDON CHILDE: 1963): assurto che però rimane ancora tutto da dimostrare.

A quel tempo l'esercizio della mercatura carovaniera deve esser stato particolarmente difficile. C'erano da attraversare paludi, deserti, catene montuose e si doveva transitare per territori sconosciuti controllati da tribù bellicose e diffidenti che bisognava blandire con regali o costringere colle armi a cedere il passo e a rifornire d'acqua e di cibo. Voci di costo che incidevano non poco sulle spese e, ovviamente, sui prezzi di vendita.

I prodotti di prestigio richiesti dal mercato del III millennio erano rappresentati da articoli poco ingombranti e facilmente trasportabili: qualche lingotto di metallo più o meno prezioso (oro, argento, rame, piombo), pietre dure, conchiglie. Forse anche qualche oggetto già confezionato in bronzo, pietra e argento.

 

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