museo-on

Direkt springen zu:
Sprache: German | English
Hauptnavigation:

Nascita e Sviluppo del Commercio a Lunga Distanza

 

Molto prima della comparsa della scrittura cuneiforme l'archeologia ha fornito diverse prove circa l'esistenza di un movimento di scambi sulle lunghe distanze incentrato sulla Mesepotamia.

Nel VI millennio a.C. l'ossidiana che troviamo in Mesepotamia e in Iran proviene dall'Anatolia centrale, precisamente da Çatal Höyük che ne era il principale centro di diffusione; nel periodo di Obeid, numerose ceramiche di Ur sono state esportate sulle coste arabe e, durante il IV mill., i siti mesopotamici del Sud importanto già diversi tipi di conchiglie dal golfo Persico.

La scrittura, apparsa verso il 3200 a.C. (URUK RECENTE) nasce per esigenze eminentemente contabili. Inizialmente era in buona parte pittografica e doveva servire come memorandum per il solo compilatore ed era personalizzata a tal punto che sussistono ancora serie difficoltà per la sua decifrazione. Una scrittura cuneiforme, più mirata a sostenere l'amministrazione e a creare un archivio contabile, si manifestò solo più tardi, nel DINASTICO ANTICO (fine DA Io - inizi Da IIo; ca 2700 a.C.) (BENOIT: 2003, 61-66).

È proprio in questo particolare momento, che coincide con la spinta espansionistica sumero-mesepotamica che i più ambiziosi funzionari di palazzo furono inviati in paesi lontani per aprire delle rappresentanze commerciali e alimentare un commercio a lunga distanza.

Non bisogna dimenticare che in epoca protourbana la Mesepotamia è un mosaico di città-stato autonome (circa 15 le principali) rette da resacerdoti dove stanno emergendo con sempre maggior evidenza delle spinte laiche che porteranno alla graduale affermazione di un potere secolare anche nella vicina Susiana.

3. Tavoletta in cuneiforme sumerico che riporta l'inventario di un palmeto di proprietà del tempio di Umma (ca 5052 a.C.). (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 13).
3. Tavoletta in cuneiforme sumerico che riporta l'inventario di un palmeto di proprietà del tempio di Umma (ca 5052 a.C.). (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 13).
 

Accanto all'autorità politica secolare e all'élite religiosa, emerge poco a poco una classe di funzionari che agisce su commessa statale ricevendo orzo, lana, farina, olio, dai magazzini reali e scambiandoli con le materie prime dei paesi stranieri (VALTZ E: 1985).

Sopratutto con i preziosi la cui richiesta, verso la metà del 3o millennio, raggiunge il suo apice. Dalle numerose testimonianze pervenuteci, veniamo a sapere che alcuni metalli e alcuni minerali erano legati al culto, alla medicina o alla magia profilattica: non a caso Enki, il dio sumero della saggezza, era stato scelto a patrono degli artigiani gioiellieri.

In questo contesto l'oro e l'argento  erano associati al sole e alla luna e possedevano virtù apotropaiche; il lapislazzuli riverberava un potere divino legato alla bellezza e alla preziosità: "la mia vita ti sia cara come il lapislazzuli" diceva una preghiera sumera (VAlTZ E.: 1985). Dalla fine del III agli inizi del I millennio possediamo lunghe liste di pietre e metali utilizzati come amuleti o talismani la cui lavorazione era rigorosamente riservata agli artigiani del tempio che, secondo la neccessità e le "prescrizioni", confezionavano collane con pietre diverse che ci è comunque difficile individuare con certezza.

4. Principali siti di provenienza dei vari prodotti commerciati tra il III e il II millennio a.C.; ibid., pg 14.
4. Principali siti di provenienza dei vari prodotti commerciati tra il III e il II millennio a.C.; ibid., pg 14.
 

Il quadro del III millennio viene in buona parte modificato da SARGON DI ACCAD che, insofferente per l'accumularsi di gabelle sulle materie prime indispensabili al nuovo regno, invia il proprio esercito in Siria ed in Anatolia per assicurarsi il controllo delle vie commerciali. È in questo momento, come ha ben focalizzato Pierre Amiet, che la presenza culturale mesopotamica si estende dal Golfo Persico al Mediterraneo, all'Elam, all'Anatolia, alla Margiana, dove meritevoli agenti dell'impero rastrellano non solo bottini di guerra, ma anche tributi: legno dal Libano, Tauro e Zagros, rame dall'Anatolia e dall'Iran, bitume dal Medio Eufrate, pietra dalle regioni montane. (Fig. 4).

Fu così che l'influenza mesopotamica si diffuse in Asia Minore probabilmente grazie alla funzione mediatrice dell'accadica Tell Brak nel Nord della Siria: il debito verso l'Oriente della gioielleria greca e dell'intera area troverà le proprie radici proprio in questo momento magico, quando il commercio dei preziosi e l'artigianato orafo ricevono dall'impero accadico il massimo empulso (VALTZ E.: 1985).

Il periodo della TERZA DINASTIA DI UR è relativamente povero di ritrovamenti ma ricchissimo di testi che si riferiscono al commercio delle materie prime e dei prodotti preziosi. È in quest'epoca che i mercanti assiri stabilitisi in Anatolia centrale offrono informazioni più complete sul commercio internazionale sviluppato per via terra.

5. Sigillo in rame a forma di cammello battriano proveniente dall'Afghanistan. Cultura battriana, fine del III-inizi del II mill.a.C. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 15.
5. Sigillo in rame a forma di cammello battriano proveniente dall'Afghanistan. Cultura battriana, fine del III-inizi del II mill.a.C. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 15.
 

Nel XIX sec. a.C. alcuni abitanti di Assur avevano stabilito una trentina di agenzie e banchi commerciali nel cuore dell'Asia Minore dove esportavano lo stagno e le stoffe provenienti dall'est con carovane d'asini che attraversavano l'alta Mesopotamia e il Taurus. Una volta arrivati a Kanis, dove sono stati trovati gli archivi commerciali della corporazione, provvedevano alla distribuzione delle merci verso le altre sedi commerciali dell' Anatolia dove lo stagno, fuso con il rame locale, veniva trasformato in oggetti di bronzo. Nel ritorno verso Assur gli asini, in numero decisamente minore, venivano caricati con oro e argento ricavando notevoli benefici.

I banchi commercali assiri scomparvero alla fine del XVIII sec. con la fine delle importazioni di stagno dall'est che segnarono il declino dell'intero sistema. Successivamente, con l'introduzione del dromedario per il trasporto dele merci sulle lunghe distanze (Io millennio) e la politica di conquista seguita dai sovrani neo-assiri, il commercio tradizionale subirà un tracollo senza precedenti. Ora, e per diverso tempo, si affermeranno altri metodi di "scambio" internazionale basati sulla pratica del saccheggio e sull'imposizione di tributi alle popolazioni assoggettate. Solo in EPOCA NEO-BABILONESE (VII sec. a.C.) si noteranno i segni di una ripresa commerciale con spedizioni carovaniere e agenzie estere finanziate in buona parte dai templi, come avveniva in epoca sumera. E, come in epoca sumera, per indicare queste agenzie si si rispolvererà il vecchio termine sumero kâru che, nel frattempo, aveva assunto il significato di "banco mercantile".

6. Vago in agata zonata con incisa una dedica alla dea Inanna (Da: Westenholz J.G.: 1996, p.48; ibid., pg 15.
6. Vago in agata zonata con incisa una dedica alla dea Inanna (Da: Westenholz J.G.: 1996, p.48; ibid., pg 15.

 

© 2007 by Il Punto Edizioni – Trebaseleghe Pd

www.ilpuntoedizioni.it