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Itinerari di Terra

Per il III millennio non disponiamo di documenti scritti ma possiamo cercare di ricostruire le rotte mercantili, almeno nelle grandi linee, ricorrendo alla segnalazione dei reperti-guida rinvenuti nei centri proto-urbani esplorati archeologicamente e alle relazioni di viaggio stilate nel millennio successivo, utilzzabili per analogia.
3. Gli scambi carovanieri sopravvissero fino al secolo scorso. Questa foto, scattata da Paul Nadar nel 1890, ritrae un gruppo di mercanti arabi che sostano a Merv. (Arch. del National Museum of Turkmenistan); ibid., pg  25.
3. Gli scambi carovanieri sopravvissero fino al secolo scorso. Questa foto, scattata da Paul Nadar nel 1890, ritrae un gruppo di mercanti arabi che sostano a Merv. (Arch. del National Museum of Turkmenistan); ibid., pg 25.

Ricorda P.Amiet che agli inizi di questo periodo, ossia verso il 2700 a.C., la componente etnica di cultura mesopotamica aveva preso il sopravvento nell'Elam reinserendo Susa, la capitale, nell'orbita sumera; e ricorda che il dinamismo della civiltà mesopotamica aveva allora indirizzato le città-stato di tipo sumero alla ricerca delle ricchezze minerarie e delle fonti da cui giungevano i prodotti di prestigio, spingendo mercanti e avventurieri in regioni sempre più lontane (AMIET: 2007, 61).

Al nord entrarono in contatto con i nomadi delle valli del Luristan e al Sud il rame e le pietre dell'Oman, l'antico paese di Magan; all'Est, con l'alabastro e la clorite del Kerman e con il lapislazzuli dell'Indo.

A questo quadro, dopo le recenti scoperte effettuate da una missione del Centro Studi Ricerche Ligabue nella cittadella di AK9 in Margiana (Turkmenistan) (1); possiamo aggiungere che i mercanti Sumeri ed Elamiti (o i loro emissari) erano riusciti a spingersi verso le miniere della Valle dell'Indo battendo anche una via del Nord-Est, una "Via delle Oasi" che, dal Sistan, puntava verso l'attuale Mashad da dove, senza particolari ostacoli, ci si immetteva nella vallata del Murghab affacciandosi sulla Margiana.

Per quanto attiene il II millennio, sono rari i testi mesepotamici che elencano esplicitamente le tappe di un percorso con l'eventuale indicazione delle distanze o della durata dei diversi spostamenti in quanto, nella maggior parte dei casi, si tratta di relazioni di viaggio che segnalano al massimo il nome di qualche località la cui corrispondenza con qalcosa di geograficamente certo è tutt'altro che sicura.

Alcuni degli itinerari pervenutici sono "espliciti", altri rappresentano delle ricostruzioni moderne attuate attraverso l'analisi di documenti amministrativi o epistolari che, non essendo mai completi, ci offrono solo pochi elementi di riferimento.

4. Turkmenistan. Nel secolo scorso anche il trasporto delle persone veniva assicurato da carretti coperti trainati da cammelli. (Arch. del National Museum of Turkmenistan); ibid., pg 26.
4. Turkmenistan. Nel secolo scorso anche il trasporto delle persone veniva assicurato da carretti coperti trainati da cammelli. (Arch. del National Museum of Turkmenistan); ibid., pg 26.

L'itinerario più dettagliato, noto come "Il viaggio a Emar", descrive il tragitto seguito da un gruppo di mercanti di Larsa, in Babilonia del Sud, diretti ad Emâr, nell'ansa siriana dell'Eufrate. Da Larsa puntarono su Sippar da dove raggiunsero il corso del Tigri che seguirono fino all'altezza di Kawalhum (il futuro Kalhu neo-assiro) per poi ridiscendere verso l'Eufrate seguendo il corso del Balikh. In questa relazione vengono elencate le diverse tappe e le distanze che le separano espresse in bêru, ossia in "doppie ore di marcia" o "doppie leghe", di 8-10 km ciascuna (HALLO: 1964).

Come si nota, si tratta di un percorso tortuoso che i nostri mercanti hanno dovuto seguire sia per ridurre le gabelle imposte sull'Eufrate, sia per evitare le bande di taglieggiatori  che incrociavano sulle sponde del fiume e che costituivano in questo periodo un forte handicap per la navigazione fluviale a lunga distanza.

Tra i viaggi che si effettuavano regolarmente tra il XIX e il XVII sec. a.C. spiccavano quelli dei mercanti di Assur che esportavano stagno e stoffe a Kanes in Anatolia documentati da un nutrito archivio epistolare. Ciò nonostante dalle loro lettere non traspare alcun itinerario esplicito ma, da quanto è possibile dedurre attraverso la lettura delle relazioni contabili inviate in patria, si nota che cercavano di conciliare la rapidità con la sicurezza scegliendo degli itinerari che attraversavano luoghi abitati e presidiati militarmente.

La nutrita documentazione rinvenuta negli archivi amministrativi di Mari risalente al XVIII secolo permette di ricostituire gli itinerari per Ugarit, a ovest, o per Hušlâ, nell'alta Mesopotamia orientale.

Di particolare interesse una serie di relazioni sugli spostamenti del re Samsi-Addu e dei suoi due figli dove risultano ben documentati gli itinerari che si snodano per luoghi insoliti attraverso il deserto o la steppa, evitando coscienziosamente i centri abitati, sia per motivi di sicurezza che per rapidità. La descrizione di questi itinerari (che solitamente i mercanti non segnalano, forse per proteggere un "segreto del mestiere") è di grande importanza in quanto conferma che, accanto ad una "rete viaria ufficiale" che collegava i diversi centri urbani, esistevano anche delle piste, note sopratutto ai nomadi che, per questo, o venivano inaggiati come guide o, addirittura, curavano in toto la fase del trasporto per conto dei mercanti recapitando le merci nelle filiali di destinazione (JOANNÈS: 2001)


(1) È stato tra l'altro rinvenuto un passabriglie in bronzo di tradizione sumera, simile a quelli restituiti dal cimitero reale di Ur (v. ROSSI-OSMIDA: 2007)

 

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